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2016, Film, Recensione

PPZ – Pride + Prejudice + Zombies

Il classico di Jane Austen rivisitato in chiave zombie. Forte del successo editoriale, il romanzo di Seth Grahame-Smith viene scritto e diretto al cinema da Burr Steers e compie il passo falso di dimenticare l’identità del progetto.

Un film che vorrebbe essere un cult ma non ne ha le carte. Qualcosa di buono c’è ed effettivamente è quello che si ricorda facilmente, infatti la caratterizzazione dei personaggi di Lena Headey e di Matt Smith rendono bene e ne vorremmo sempre di più, ma se loro riescono a costruire perfettamente questa versione alternativa del romanzo della Austen, il resto, partendo dal cast, dalle scenografie, dal green screen, fino ad arrivare alla sceneggiatura, non rende giustizia ad un progetto potenzialmente interessante che sarebbe diventato, appunto, facilmente un cult, ma che fallisce proprio nel cerca una propria identità.

Le scuole di combattimento cinesi e giapponesi, il muro per bloccare gli zombie dentro Londra, guerre contro questi, nulla viene approfondito ed è la maggior rappresentazione del prodotto: tutto viene puntellato per dare l’idea della realtà che stiamo osservando e che viviamo attraverso gli occhi dei sempre immortali Elizabeth Bennet e Mr. Darcy, ma manca di coraggio.
PPZ è essenzialmente un film timido (forse anche per via di un budget visivamente non elevato) che cerca la propria anima in paesaggi sempre uguali, ma non riesce ad uscire dal piccolo guscio narrativo e quindi, facilmente dimenticabile.

Come successo per World War Z, prodotto criticato per il suo mostrare troppe cose assurde ma narrate con serietà, qui avviene il contrario, si cerca la vena goliardica, quasi trash, ma è tutto un accenno, senza farci vedere il vero potenziale del film.
Non un disastro, assolutamente, ma da un progetto del genere, era lecito aspettarsi qualcosa di eccessivo, che sconfini in quel trash voluto, anche perchè il trash ci piace sempre. Se è consapevole poi, risulta anche più bello.

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